Iperico: il fiore del sole che combatte l’oscurità

Iperico o erba di San Giovanni o…

Iperico… o? “Pilatro”… Potrebbe essere il nome di un castello medievale? o di un misterioso megalite?
No: si tratta di una strana pianta, i cui “mille buchi” (pilatro dal greco pylè – “meato”, per la bucherellatura delle foglie) ci raccontano la storia di un fiore che si prendeva per il sole.

Così, quando la luce ci viene a mancare, quando l’anima è in pena o l’autunno oscura il cuore, guardiamo all’Iperico.

Iperico o l’erba dai mille fori

Nel Medioevo l’Iperico aveva molti nomi: tra gli antichi erboristi era conosciuta (appunto) come “pilatro”, “scacciadiavoli”, “erba di San Giovanni” (o anche “sangue di San Giovanni” o “erba dall’olio rosso”).

Tutti questi nomi vernacolari evocano il legame tra l’Iperico (Hypericum perforatum) e la festa di San Giovanni Battista, la cristianizzazione del solstizio d’estate e il culmine delle forze solari nell’emisfero settentrionale.

L’Iperico infatti è una pianta che prospera nei periodi più luminosi dell’anno ed evita gli ambienti umidi e i terreni argillosi (che si attaccano alle sue radici), preferendo i prati secchi, i boschi aperti o i pendii soleggiati e rocciosi delle regioni continentali.

Sebbene la famiglia delle Hypericaceae sia di origine tropicale, il nostro Hypericum perforatum è tipicamente europeo.

Piana perenne, ha un fusto eretto, duro e rossastro, ramificato come un candelabro, con numerose piccole foglie ovali e opposte.
Può crescere fino a un metro di altezza e, se si osserva attentamente la lamina fogliare alla luce del sole, si notano miriadi di piccoli punti traslucidi come “perforazioni”. Si tratta in realtà di piccole ghiandole trasparenti che contengono uno dei principi attivi della pianta: l’iperforina.

I fiori hanno cinque petali giallo-oro e un gruppo di stami. Sul bordo dei petali, piccoli punti scuri producono una sostanza resinosa: l’ipericina. Questa lascia una traccia violacea sulle dita quando il fiore viene stropicciato e colora i macerati del “sangue di San Giovanni”.

Una stella nel firmamento dei vulnerari

L’Iperico si è affermato inizialmente come rimedio vulnerario, sapendo che si definisce così ogni medicamento ad uso esterno con ottime proprietà rigeneranti e risananti, impiegato principalmente per lesioni cutanee e piaghe).

In epoca greco-romana era rinomato per la sua efficacia nella pulizia e nella guarigione delle ferite e per la sua azione sedativa sulla sciatica.
Sia Dioscoride1 che Galeno2 raccomandavano estratto alcolico di Iperico mescolato al miele per guarire le ferite.

Durante il Rinascimento, Ambroise Paré (1510-1590, illustre chirurgo del re) elogiava l’Iperico per la sua eccellente efficacia nel trattamento delle ferite profonde causate da spada e, all’epoca, tali ferite erano ben numerose!
Contemporaneamente, sull’altra sponda del Reno, il geniale Paracelso (1493-1541)3 dimostrò le proprietà antinfiammatorie dell’Iperico per le malattie della pelle, nonché la sua capacità di rafforzare la barriera cutanea in caso di ustioni.

Il suo successo continuò nel XVII secolo con un preparato di gran moda: il famoso Baume du Commandeur,4 cioè “unguento del comandante”, destinato al trattamento di ferite, ulcere e altre lesioni.
L’unguento esiste ancora, ma la sua composizione è stata riformulata.

Il sole per l’anima

Sebbene oggi le proprietà cicatrizzanti della pianta siano passate in secondo piano, sono comunque reali e sarebbe un peccato dimenticarle.
Invece, si parla molto dell’Iperico per la sua notevole capacità di gestire lo stress e l’ansia. I suoi effetti antidepressivi del resto erano già noti ai medici nel Medioevo, da cui il nome esplicativo di “scacciadiavoli”.

La pianta possiede un piccolo laboratorio di trasformazione chimica che funziona grazie ai sensori rappresentati dalle sue numerose ghiandole, ed è in grado di assorbire avidamente l’energia solare, che viene poi trasformata in sostanze (ipericina, iperforina, ecc.) per il nostro benessere.

In Germania è l’antidepressivo più venduto, ben più del Prozac!

La sua azione è indicata nei casi di depressione lieve o moderata, di depressione stagionale e per tutti gli effetti collaterali dello stress e dell’ansia: disturbi del sonno, mal di testa, tensione muscolare, umore malinconico, perdita di motivazione e… il sempre difficile processo di smettere di fumare.

L’assunzione del totum5(tisane, escreto secco) di Iperico aumenta la produzione di serotonina di circa il 30%.
Questo neurotrasmettitore, essenziale per regolare l’umore e la sensazione di benessere, stimola a sua volta la melatonina, custode del sonno, e il gioco è fatto!

Infine, questa “arnica per i nervi” è un notevole tonico, antinfiammatorio, sedativo e riparatore del sistema nervoso e delle fibre nervose.

Un massaggio con olio di iperico fa miracoli contro la sciatica o l’herpes zoster.

Più sorprendentemente, se usato in assunzione orale, l’Iperico può ricostruire la mielina danneggiata nei nervi dei pazienti affetti da sclerosi multipla, aiutando a distanziare le crisi annuali.

Come usare l’Iperico?

L’Iperico si presenta in diverse forme galeniche.
Le sommità fiorite essiccate possono essere utilizzate come infuso,6 combinate con foglie di melissa (Melissa officinalis) e rizoma di rodiola rosa (Rhodiola rosea) nei periodi di fragilità nervosa, stanchezza mentale o difficoltà a dormire.

Il macerato oleoso sarà interessante se massaggiato sul plesso solare in caso di spasmofilia, ansia, al momento della menopausa per scacciare i pensieri oscuri o all’inizio dell’inverno quando l’assenza di luce fa soffrire.

Ecco come fare.

Il prezioso olio solare vegetale

  • 1 manciata di sommità fiorite di iperico (Hypericum perforatum)
  • 1⁄2 manciata di sommità fiorite di melissa (Melissa officinalis)
  • 1⁄2 manciata di petali di rosa (Rosa gallica, Rosa damascena o qualsiasi altra specie di rosa antica profumata)
  • Olio d’oliva.

Mettere le piante (tutte le piante sono usate fresche) in un vaso di vetro e coprire con l’olio.
Coprire l’apertura con una garza fissata con un elastico in modo che l’acqua delle piante possa evaporare.
Posizionare il vaso vicino a una finestra ben esposta e lasciare macerare per 15 giorni – 3 settimane, agitando la miscela due volte alla settimana con un cucchiaio di legno per evitare l’ossidazione.
Filtrare e conservare in una bottiglia di vetro colorato al riparo dalla luce.

Attenzione: l’Iperico ha le sue avvertenze!

L’iperico non deve essere utilizzato in caso di:

  • bipolarismo,
  • gravidanza, allattamento,
  • depressione maggiore,
  • schizofrenia,
  • morbo di Alzheimer,
  • disturbo da deficit di attenzione e iperattività
  • o nei bambini di età inferiore ai 12 anni.

Non assumere con integratori alimentari come 5-HTP (Griffonia) o SAM-e senza il parere del medico.

Non deve essere utilizzato contemporaneamente a:

  • un contraccettivo orale o a un cerotto contraccettivo,
  • né con farmaci anti-vitamina K come la ciclosporina,
  • durante il trattamento dell’HIV,
  • della digossina,
  • della teofillina,
  • della carbamazepina,
  • della fenitoina,
  • di farmaci antimigranici appartenenti alla famiglia dei trip-tan.

Infine, poiché l’ipericina è fotosensibilizzante, non esporsi al sole durante l’assunzione dell’Iperico (per via orale o topica).

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Infusione di Iperico

Mescolare in parti uguali sommità fiorite di Iperico, foglie di Melissa e rizoma di Rodiola Rosea
Mettere in infusione un cucchiaino della miscela in 200 ml di acqua bollente per 20 minuti.
Bere due o tre tazze al giorno tra i pasti.

Note

      1. Medico militare greco nato intorno al 40 d.C. e morto intorno al 90 d.C. noto soprattutto per la sua opera principale: De materia medica.
      2. Claudio Galeno (129-201) Medico greco. Si distinse come chirurgo dei gladiatori a Roma e fu medico privato di diversi imperatori romani.
      3. Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, noto come Paracelso, era un medico, filosofo e alchimista svizzero di lingua tedesca.
      4. Un unguento vulnerario contenente diverse piante: iperico, angelica, mirra, olibano, benzoino, ecc. La sua origine è attribuita ai Cavalieri dell’Ordine di Malta, che si dice l’abbiano portato dalla Persia durante le Crociate.
      5. Il totum della pianta si riferisce all’insieme della parte designata come terapeutica, a differenza di un estratto titolato, che concentra uno o più principi attivi. Alcune molecole possono quindi essere presenti in concentrazioni superiori a quelle naturalmente presenti nella pianta.

     

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