I benefici dell’Erba di San Giovanni

L’erba di San Giovanni: un antidepressivo naturale ma non solo

Quando di parla di erba di San Giovanni (o iperico) l’associazione “antidepressivo naturale” è davvero automatica! Sì, è vero, ci sono stati molti studi sull’argomento (il primo fu uno studio tedesco che risale al 1979 1) e, sul tema, abbiamo scritto anche noi un articolo.
Ma è riduttivo fermarsi a questo quando si parla di iperico.

L’erba di San Giovanni è davvero un buon antidepressivo naturale?

La maggior parte degli studi sull’erba di San Giovanni ha avuto luogo negli anni ’90 (ne abbiamo recensiti una quindicina buona2) e il picco di popolarità della pianta si è avuto all’inizio degli anni 2000: le piccole capsule sono apparse in tutti i negozi di alimenti naturali. Facile aver il sole in scatola, a porta di mano: la felicità per tutti standardizzata in ipericina!

Ma, ormai, autorevoli voci a livello internazionale concordano: l’iperico è una pianta che può funzionare molto bene per alcune situazioni depressive specifiche. Perché? Riflettiamo e la risposta è evidente: perché la depressione è uno stato, una situazione molto complessa.

Non si tratta infatti solo di una mancanza di serotonina, di un singolo parametro che si discosta dalla normalità, sarebbe troppo bello! Per di più, la cosiddetta ipotesi “serotoninergica”, cioè una carenza di serotonina nell’ambiente cerebrale come causa della depressione, è messa in discussione da diversi esperti, ricercatori e psichiatri,3 in una revisione sistematica i cui risultati hanno fatto notizia nel 2022. 4

Oggi identificare la mancanza di serotonina come causa primaria della depressione è un approccio decisamente incompleto.

Nel nostro primo articolo abbiamo spiegato che l’iperico agisce sulla ricaptazione dei 5 principali neurotrasmettitori: serotonina, noradrenalina, dopamina, GABA e glutammato. Si adatta quindi molto bene all’ipotesi della carenza di serotonina ma, ciò che oggi appare più rilevante, è forse il suo effetto antinfiammatorio e neuroprotettivo, significativo rispetto all’ipotesi dell’infiammazione cerebrale come causa principale o fattore aggravante della depressione.5
In effetti, sapevate che una delle ipotesi sul funzionamento di antidepressivi come la fluoxetina e altri è l’effetto antinfiammatorio sul cervello? Quando questi farmaci funzionano, potrebbe essere grazie a questa proprietà.6

Effetti dell’erba di San Giovanni sulla depressione

Ritorniamo alla domanda importante: come posizionare l’iperico in questa indicazione molto vaga di depressione? Come punto di partenza, suggeriamo il simbolismo legato all’erba di San Giovanni: iperico è il sole, è la luce.

Il famoso erborista tedesco Rudolf Weiss (i suoi scritti sono molto belli) ci dà la seguente spiegazione: l’iperico induce la fotosensibilità (cioè una maggiore sensibilità alla luce), rendendo la persona più capace di catturare i raggi del sole. Questa immagine è piuttosto… brillante: la pianta che ci permette di catturare meglio i raggi del sole, la luce, la parte radiosa della vita. Le nostre origini, del resto, sembrano trovarsi intorno alla zona equatoriale, dove abbiamo un’alta intensità di radiazioni solari.
L’iperico, come spiega Weiss, ci permette di catturarne di più quando ci allontaniamo dall’equatore? Chissà! Ma è interessante.

Riteniamo quindi che l’erba di San Giovanni sia un rimedio profondo per il sistema nervoso, importante per certi stati di oscurità, di amarezza e auto isolamento, un rimedio che riporta la luce e l’apertura verso gli altri.

Ma è necessario assumerlo per un periodo sufficientemente lungo e nel giusto dosaggio, di solito per minimo 3-4 mesi.

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Depressione stagionale

La prima condizione che ci interessa è la depressione stagionale, nota anche come disturbo affettivo stagionale.
Si tratta di un tipo di depressione che si manifesta in un periodo specifico dell’anno, generalmente durante i mesi autunnali e invernali, nelle regioni in cui l’inverno è più rigido, grigio e scuro, con meno sole.

Questa patologia interessa in particolare per i nativi di queste zone, la cui apprensione e sbalzi di umore contrastano con l’eccitazione dei turisti, dei visitatori occasionali, per questi inverno così diversi e assoluti.

È un dato di fatto acclarato: il calo della luce naturale condiziona lo stato d’animo dell’essere umano.

Nel mondo delle medicine naturali, si parla molto di vitamina D3 e di terapia della luce, che sembra essere abbastanza efficace per alcune persone e, beninteso, dell’erba di San Giovanni, dato che questa è una delle situazioni depressive per le quali ha decisamente un ruolo e un’efficacia importanti.

Depressione e tristezza negli anziani

Un’altra indicazione molto interessante riguarda i casi di persone anziane che hanno perso la gioia di vivere, che si chiudono in se stesse e rimangono al buio. L’ispirazione viene da un erborista americano, un grande uomo delle erbe che si chiama David Winston, e serve ringraziarlo per aver indirizzato li studi in questa direzione, perché oggi i nostri anziani (e lo diciamo con grande affetto) non se la passano molto bene: li abbiamo privati qualsiasi senso di utilità e la saggezza che apportano nelle nostre società è per lo più ignorata, e questo ci rattrista molto.

A volte c’è molta oscurità in questi anziani. C’è la persona che forse ha perso il suo compagno di vita e non riesce a superarlo, che non esce più. Oppure a volte c’è una certa amarezza per il mondo, tutto è brutto, tutto è andato a rotoli, non si esce più perché il mondo è ostile…

L’erba di San Giovanni è una pianta che può aiutare a riaccendere il gusto della vita, a riportare un po’ di luce in questa oscurità ambientale.

Naturalmente, non dovrebbe essere usata nelle persone anziane che assumono farmaci, una situazione oggi molto frequente.

Esiste poi un’altra situazione depressiva che ci conduce al tema delle variazioni ormonali ma, prima, facciamo una breve pausa per parlare dell’azione dell’iperico sul fegato.

Il metabolismo epatico dell’erba di San Giovanni

L’iperico è una delle piante più studiate al mondo grazie alla sua fama di “Prozac naturale”. Di conseguenza, disponiamo di una grande quantità di dati sul suo funzionamento, cosa insolita nel mondo delle piante. Sapevate che ha un’azione marcata sulla disintossicazione del fegato?

Nel fegato abbiamo due fasi di disintossicazione: la fase I e la fase II. In ciascuna fase sono presenti enzimi che trasformano le molecole complesse da eliminare in altre molecole più facili da espellere. In generale, la tossina iniziale è liposolubile, cioè ha un’affinità per i lipidi, e sarà trasformata in una sostanza idrosolubile, cioè con un’affinità per l’acqua, in modo da poter essere eliminata nelle urine o nella bile e poi nelle feci.

Immaginate quindi un impianto di riciclaggio con diversi nastri trasportatori, uno per il vetro, uno per il cartone, uno per la plastica, il metallo e così via. Ognuno di questi nastri ha un nome in codice. Gli enzimi della fase I sono raggruppati nel cosiddetto citocromo P450, e ogni enzima ha un nome in codice affascinante, come CYP3A4, CYP2C19, CYP2D6 e così via. Esiste un intero elenco di questi enzimi e ognuno di essi è specializzato nel metabolizzare determinati tipi di tossine o farmaci, a seconda della sua configurazione chimica.

Metabolismo dei farmaci

L’enzima più colpito da tossine, farmaci e ormoni in eccesso è il CYP3A4. È il nastro trasportatore più utilizzato, se vogliamo il più trafficato, e si è scoperto che l’iperico accelera questo nastro trasportatore: si dice che sia un induttore del CYP3A4.
Pertanto, se assumiamo iperico, qualsiasi farmaco, tossina o ormone che viaggi su questo nastro trasportatore  sarà eliminato molto più rapidamente del previsto.

Questo può essere interessante… oppure no: per il metabolismo dei farmaci, questo è chiaramente problematico.

Un farmaco viene dosato per garantire una certa quantità nel sangue, in base alla capacità media di metabolismo ed eliminazione. Se si accelera l’eliminazione, si avrà meno farmaco in circolazione e sarà meno efficace. Per alcune condizioni critiche, questo è si importanza vitale.
Si pensi a un immunosoppressore nel caso di un trapianto d’organo, o a un farmaco che regola la funzione cardiaca, o a un anticoagulante come la vitamina K che viene impostato sul suo INR target… Sono casi in cui eventuali interferenze possono costare la vita.

Metabolismo ormonale

A questo elenco di farmaci possiamo aggiungere gli ormoni sessuali. Questo è interessante: gli ormoni sessuali in eccesso, come gli estrogeni, vengono metabolizzati più rapidamente quando si assume l’iperico? Sì, ed ecco perché l’erba di San Giovanni è controindicata in caso di assunzione della pillola contraccettiva.

Gli ormoni metabolizzati dal CYP3A4 sono :

  • il testosterone,
  • l’estradiolo (uno dei principali estrogeni),
  • il progesterone
  • e il cortisolo, l’ormone steroideo dello stress.

Perché ci interessa? Oggi sono molti gli squilibri di salute che comportano disturbi ormonali:

  • sindrome premestruale,
  • premenopausa (a volte con cicli molto irregolari);
  • sindrome dell’ovaio policistico.

Si parla molto del ruolo degli interferenti endocrini, di situazioni di relativo iperestrogenismo dovute a queste molecole che purtroppo, oggi, si trovano un po’ ovunque, soprattutto nei cibi che consumiamo.

Disagio emotivo legato alle variazioni ormonali

L’idea di stimolare l’eliminazione degli eccessi ormonali ci sembra interessante in quei periodi di instabilità del ciclo associati a instabilità emotiva, sia che si parli di depressione che di ansia.

Ecco quindi la terza situazione ideale per l’impiego dell’erba di San Giovanni: un malessere emotivo legato al ciclo femminile e a certi squilibri ormonali.

Ma anche negli uomini si verificano situazioni simili, anch’essi preda degli interferenti endocrini: troppi estrogeni non fanno affatto bene.
Non dimentichiamo poi le instabilità emotive legate a certe variazioni ormonali, legate all’età, con la famosa AALD (Age-Related Androgen Deficiency).

David Winston, anche in questo caso, dà indicazioni sull’anziano scontroso, arrabbiato, amareggiato, che perde terreno nella società, forse perde il senso di un progetto professionale, inizia a essere messo in difficoltà, e così via.

Riteniamo che il quadro sia chiaro e, con questo chiudiamo, la parte “depressione”.

Nevralgie

Parliamo invece di nevralgie: l’erba di San Giovanni ha la reputazione di essere l’arnica dei nervi. In altre parole, quando il nervo stesso è danneggiato, quando il dolore proviene dal nervo e non dall’area a cui è collegato, l’iperico può aiutare.

Si applica localmente, come macerato oleoso o tintura o altro estratto liquido diluito, lungo il nervo infiammato. Ci vuole molto tempo, bisogna essere pazienti, a volte applicando sistematicamente più volte al giorno per giorni e giorni. Non è un rimedio che agisce rapidamente sulla nevralgia quando viene applicato per via topica, ma funziona!

Anche a livello interno può funzionare bene, magari come tintura madre, 5 ml per dose, più volte al giorno.
Attenzione: non stiamo parlando di 20 gocce, ma di molto di più per le condizioni acute. Naturalmente ognuno di noi è diverso, ognuno ha una diversa sensibilità alle piante, ma le osservazioni sul campo dimostrano che internamente, per le nevralgie acute, occorrono dosi importanti.

Esiste un’ampia letteratura americana sulle queste indicazioni nei casi di nevralgia: che si tratti di sciatica, di compressione dei nervi in diverse aree del corpo, o di sindrome del tunnel carpale. Tutto ciò che comporta lesioni alle estremità con perforazioni, lacerazioni, immaginiamo qui un danno specifico alle strutture nervose che causano il dolore. E, nella pratica americana (siamo nel 1800), parliamo di medici che si trovano costantemente al fronte, in condizioni difficili, con poche risorse. Se documentano usi come questi, non è certo per caso.

Si ritiene che ci sia un grande potenziale nel post-operatorio per riparare e ricollegare i nervi recisi e danneggiati. Ma dato che spesso si tratta di farmaci, è un settore difficile da affrontare e, a volte, non è nemmeno possibile assumerli internamente.

In generale, per riassumere, non appena il dolore si irradia lungo un nervo, potremmo fare una piccola combinazione: applicazione esterna di un macerato oleoso con un’aggiunta di oli essenziali, forse il 5-10% di eucalipto limone o altro, e assunzione interna più volte al giorno, supponendo ovviamente che non ci siano controindicazioni all’iperico.

Gestione del dolore

Parliamo adesso della gestione del dolore. Sembra che agendo sui nervi, sulla comunicazione nervosa, l’iperico abbia un leggero effetto anestetico che rende i circuiti della nocicezione (i circuiti del dolore) un po’ meno reattivi. Questo è particolarmente vero quando il dolore è neuropatico.

Nel caso del dolore cronico, se costruiamo un programma a base vegetale, utilizzeremo spesso piante con proprietà antinfiammatorie, altre con proprietà analgesiche, e possiamo anche lavorare sull’asse del sistema nervoso centrale per “calmare” l’iper-reattività dei circuiti di nocicezione. L’iperico ne è un buon esempio.

Antivirale contro l’herpes e l’herpes zoster

L’iperico è considerato un antivirale, in particolare contro l’herpes, e può quindi essere utilizzato per l’herpes labialis e il dolore dell’herpes zoster.
Chiaramente, data l’intensità del dolore dell’herpes zoster e la natura nevralgica della situazione, è semplice capire come l’iperico possa essere di grande utilità, sempre che non ci siano controindicazioni.

Ustioni e infiammazioni della pelle

Per le scottature e le infiammazioni della pelle e delle mucose, l’iperico è chiaramente eccellente. Ci sono ottimi riscontri sull’applicazione del macerato oleoso su scottature solari o altri tipi di ustioni, su irritazioni, eritemi, graffi e così via.

L’olio di iperico è uno di quelli da avere in casa per l’uso quotidiano.

Anche in questo caso è possibile aggiungere uno o più oli essenziali. Si può preparare tutto in anticipo e avere un flacone pronto all’uso. Ad esempio, per le scottature, possiamo preparare una semplice miscela con 80% di macerato oleoso di iperico + 20% di olio essenziale di lavanda vera.

Antinfiammatorio urinario

Abbiamo avuto riscontro di casi di cistite cronica non infettiva in cui l’iperico ha contribuito a calmare la situazione.
Potrebbe quindi essere utile come antinfiammatorio per la vescica e le vie urinarie, da tenere presente anche per la vescica iperattiva o per la cistite interstiziale.

Diabete in cucina

Fotosensibilità

Un breve cenno alla fotosensibilità: sono stati riportati casi nella letteratura medica, non si tratta quindi di un’avvertenza teorica.

Innanzitutto, l’erba di San Giovanni non dovrebbe essere assunta in caso di fotosensibilità già nota o se la persona sta assumendo agenti fotosensibilizzanti, come alcuni farmaci.

Come principio di precauzione, se si assume iperico, è bene evitare una forte esposizione al sole e alle lampade UVA.
Nel caso si assuma in forma liquida, occorre prestare particolare attenzione al fondo dei flaconi, poiché il sedimento potrebbe essere un po’ troppo concentrato.

Simon Mills e Kerry Bone affermano che al di sopra dei 2,7 mg di ipericina totale al giorno per le compresse standardizzate, è bene diffidare!

Bibliografia

  1. Hoffmann J, Kühl ED. Therapie von depressiven Zuständen mit Hypericin. Zeitschrift für Allgemeinmedizin 1979;55:776-82.
  2. Linde K, Ramirez G, Mulrow CD, Pauls A, Weidenhammer W, Melchart D. St John’s wort for depression–an overview and meta-analysis of randomised clinical trials. BMJ. 1996 Aug 3;313(7052):253-8. doi: 10.1136/bmj.313.7052.253. PMID: 8704532; PMCID: PMC2351679.
  3. Sintesi dei dubbi sull’ipotesi della serotonina su Nature
  4. Moncrieff, J., Cooper, R.E., Stockmann, T. et al. The serotonin theory of depression: a systematic umbrella review of the evidence. Mol Psychiatry 28, 3243–3256 (2023). https://doi.org/10.1038/s41380-022-01661-0
  5. Gałecki P, Talarowska M. Inflammatory theory of depression. Psychiatr Pol. 2018 Jun 30;52(3):437-447. English, Polish. doi: 10.12740/PP/76863. Epub 2018 Jun 30. PMID: 30218560.
  6. Tynan RJ, Weidenhofer J, Hinwood M, Cairns MJ, Day TA, Walker FR. A comparative examination of the anti-inflammatory effects of SSRI and SNRI antidepressants on LPS stimulated microglia. Brain Behav Immun. 2012 Mar;26(3):469-79. doi: 10.1016/j.bbi.2011.12.011. Epub 2012 Jan 11. PMID: 22251606.

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