Artiglio del diavolo: la radice di windhoek della Namibia

Scopri gli usi tradizionali e l’energia dell’Artiglio del Diavolo

Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici secondarie.
Approfondimenti: Devil’s Claw.

L’Artiglio del diavolo è una pianta erbacea originaria della Namibia: il suo habitat naturale è il deserto e la savana. Predilige i terreni sabbiosi, di colore rosso bruno, come quelli del deserto del Kalahari.

La pianta si sviluppa a partire dall’apparato radicale, che presenta un lungo fittone che si affossa verticalmente nel terreno da cui partono le radici secondarie, che costituiscono la sua parte attiva.

Il fiore tubulare è rosso violaceo, e il frutto presenta delle appendici appuntite, da cui il nome della pianta.

Il tempo balsamico per la raccolta delle radici è a fine inverno, quando sono ricche d’acqua. vengono tagliate a rondelle e fatte prontamente essiccare, impedendo così lo sviluppo di batteri, funghi e microrganismi.

Artiglio del Diavolo: tradizione e storia

Il nome Harpagophytum è composto da due vocaboli greci: harpago, “arpione, uncino” e phytum, “pianta”. Procumbens invece si riferisce alla sua morfologia, dato che la pianta si sviluppa parallelamente al terreno: dal latino procumbere, cioè “inchinarsi a terra”.

Il nome volgare di Artiglio del diavolo origina dall’effetto prodotto sugli animali che, (si narra) dopo averne inghiottiti i frutti spinosi, periscono tra atroci convulsioni. Più plausibile (immaginando gli animali della savana non tutti idioti) è la versione che li vede agitarsi come fossero “posseduti”, “indemoniati”,  quando il frutto rimane attaccato nelle parti molli degli zoccoli.

Nella medicina tradizionale africana dei popoli Bantus, San e Khoi l’Artiglio del diavolo è utilizzato per ridurre i dolori del parto (facendone impacchi di radice fresca sull’addome), per trattare la febbre, i disturbi digestivi, le allergie, le emicranie, i dolori muscolari e, infine, sotto forma di unguento, per ulcere, foruncoli e ferite.

Le prime descrizioni occidentali della pianta datano del 1820, ma è nel nel 1907 che un tedesco (a contatto con i popoli indigeni) ne scoprì le sue virtù medicinali e lo introdusse in Europa agli inizi del Novecento, dove venne utilizzato prevalentemente per le patologie dell’apparato locomotore (artrosi, reumatismi).

Principi attivi e meccanismo d’azione

I principi attivi fondamentali di Artiglio del diavolo sono costituiti da:

  • Glicosidi iridoidi (arpagoside, il glicoside amaro che è il sale cinnamico dell’arpagide, arpagide e procumbide): azione anelgesica, antinfiammatoria e spasmolitica;
  • Triterpeni (acido urolico, oleanolico e loro esteri con acido acetico): attività antinfiammatoria e antiartritica;
  • Acidi fenolici (acido caffeico e cinnamico): attività antinfiammatoria, antiossidante e antimutagena;
  • Flavonoidi (kaempferolo, fisetina, luteolina e loro glicosidi): attività antinfiammatoria e antiossidante;
  • Fitosteroli (beta-sitosterolo e stigmasterolo) e chinoni (arpagochinone): inibiscono la formazione della prostaglandina-sintetasi che partecipa ai processi infiammatori;
  • Glucochinina: composto con attività ormono-simile. Somministrata negli animali per via sottocutanea determina un abbassamento della glicemia. Inoltre, nel cane, dopo l’asportazione del pancreas, svolge un’azione insulino-simile.

Altri componenti sono fenoli e zuccheri.

Indicazioni DELL’ARTIGLIO DEL DIAVOLO

Secondo l’uso tradizionale

  • Osteoartrosi,
  • Osteoartrite,
  • Artrite reumatoide,
  • Gotta,
  • Mialgie,
  • Lombalgie,
  • Tendiniti,
  • Mal di testa,
  • Dispepsia,
  • Febbre,
  • Allergie.

Secondo la EMB

(ovvero la medicina basata su prove di efficacia, Evidence-based medicine)

  • Osteoartrosi,
  • Dolori di origine infiammatoria,
  • Edemi,
  • Perdita di appetito,
  • Dispepsia.

Precauzioni d’uso

Da non usare in gravidanza per via della sua azione ossitocica.

Varie autorità di controllo ne sconsigliano l’uso nelle ulcere gastriche o duodenali e nelle gastriti ipersecernenti, a causa dell’elevato contenuto di sostanze amaricanti. Tuttavia, sino al momento attuale, non ci sono state segnalazioni di eventi avversi legati a queste patologie.

Se ne sconsiglia l’uso in allattamento per la presenze di sostanze amaricanti e per mancanza di studi affidabili.

Caratteristiche energetiche dell’Artiglio del Diavolo

Signatura

I frutti legnosi e acuminati di Artiglio del diavolo hanno fatto pensare a un suo utilizzo nei dolori crampiformi, come quelli del parto e delle infiammazioni articolari.
La denominazione procumbens richiama poi sia la modalità di sviluppo della pianta che l’aspetto “piegato” di chi è affetto da tali dolori.

Natura

Radice fresca: fresca
Radice secca: calda
In considerazione del fatto che possiamo disporre della sola radice essiccata, in Europa trattiamo la sola natura riscaldante.

Sapore

Amaro.

Loggia energetica

Acqua – Fuoco – Terra

Azione energetica

  • Tonifica e riscalda Milza-Pancreas e Rene e asciuga l’umidità: artrite, artrosi, edemi.
  • Disperde l’attacco di vento-umidità: reumatismi cronici.
  • Tonifica lo Stomaco e muove il qi di Fegato: dispepsia, emicrania, perdita di appetito, allergie, mialgie.
  • Ripara i tessuti: ulcere, ferite.

Artiglio del Diavolo: per concludere

Il tropismo dell’artiglio del diavolo interessa quindi prevalentemente gli apparati locomotore e gastroenterico.

È indicato nelle forme infiammatorie croniche o degenerative del sistema locomotore, dove porta a un più veloce recupero della funzione articolare e al controllo del dolore (mentre risulta di scarso effetto nelle forme acute). Va comunque assunto per lunghi periodi (3-6 mesi).

Nelle forme degenerative è consigliabile l’associazione con altre piante ad azione immunomodulante, antinfiammatoria, drenante degli emuntori, e con Omega 3, grazie alla loro azione inibente le prostaglandine infiammatorie.

Nell’uso comune questa pianta viene consigliata soprattutto per i disturbi osteoarticolari, anche se tra le sue proprietà viene riportata anche l’azione coleretica, stomachina e tonico-amara. Risulta quindi, indicata anche per stimolare l’appetito nelle dispepsie, come dimostrato da alcuni lavori clinici, anche se questo impiego è oggi poco diffuso.

Dal punto di vista energetico, la radice essiccata (quella comunemente usata) ha una natura calda ed è indicata quindi nei processi articolari cronici, dove l’articolazione presenta un “raffreddamento” dovuto ad una diminuzione del microcircolo, a una rigidità articolare, a una contrattura riflessa e a processi degenerativi

La radice fresca invece, essendo molto ricca in acqua, è di natura fredda: viene usata infatti per calmare processi acuti come la febbre, i dolori del parto, gli spasmi intestinali e gli edemi.
Durante l’essiccazione muta la sua natura in calda.
Energeticamente, secondo i principi della medicina tradizionale cinese, è attiva nelle patologie croniche di vento-umidità.

Come mobilizzazione del qi di Fegato è indicata in caso di edemi degli arti inferiori, reumatismi, mialgie, cefalee e dispepsie.

Come tonico dello Stomaco, su cui svolge un’azione riscaldante, è consigliata nelle dispepsie e nell’inappetenza da freddo interno o esterno.

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