Tre idee infondate sul sonno

Dormire male è un problema: si fanno più errori (confusione, dimenticanze, incidenti…), si è più irritabili, ci si ammala più facilmente.

Soprattutto dormire male è sgradevole: comprensibile che il 20% della popolazione che soffre di insonnia cerchi soluzioni.

L’industria farmaceutica ha visto giusto nell’investire, all’inizio del ventesimo secolo, nei barbiturici: sono così efficaci che non solo ti addormentano, spesso ti fanno cadere direttamente in coma, con tanto di ipotermia e insufficienza respiratoria. Insomma, il farmaco ideale per trattare non solo l’insonnia ma anche tutti gli altri problemi della vita … in via definitiva.
Quando questo ‘piccolo’ inconveniente dei barbiturici si è finalmente palesato (in particolare con la morte di Marilyn Monroe), le industrie farmaceutiche hanno inventato le benzodiazepine (Valium). Questi farmaci hanno un vantaggio sui barbiturici: un antidoto in caso di sovradosaggio, il flumazenil (Ro 15-1788). Il problema è che, quel rischio di “vigilanza ridotta” pudicamente segnalato tra gli effetti secondati, è in realtà più simile a una totale perdita di controllo su se stessi: si diventa in grado di fare o di accettare qualsiasi cosa, e pervertiti di ogni tipo hanno ben preso nota di questo “vantaggio” (… al punto che si iniziò a parlare di “droga da stupro”) e, ulteriore plus (per i criminali): le benzodiazepine sono spesso causa di amnesia.
Naturalmente, come per tutti i farmaci, oggi ci sono pillole “di ultima generazione” che, presumibilmente, non avrebbero gli stessi inconvenienti dei predecessori. Strategie di marketing? effetto del “visto in TV”? In realtà, nonostante le lodi si sprechino per questi “nuovi” prodotti,  come le benzodiazepine sono ipnotici, e causano la stessa perdita di controllo su se stessi.

Quindi, prima di deglutire pillole pericolose… alcune riflessioni sul sonno che magari ti aiuteranno ad affrontare più serenamente la tua insonnia.

Idea infondata n° 1: il numero di ore di sonno

Come per le “ore di lavoro”, le “ore di scuola” o le “ore di treno,” oggi abbiamo bisogno di sapere per quanto tempo dobbiamo dormire.
Questo modo di “dividere” la nostra vita in… fette di salame ben calibrate, non corrisponde alle nostre esigenze naturali. Chiedere quanto tempo “si deve dormire” è assurdo quanto chiedere quante calorie “si devono mangiare”: sei un boscaiolo nel nord del Canada o impiegato all’ufficio fatturazione di un’azienda a Milano?
Il sonno serve a riposarsi da una stanchezza fisica, intellettuale o emozionale: se passi la giornata su un divano a guardare la TV, è del tutto normale che il tuo bisogno di sonno diminuisca.
I media cercano regolarmente a farci preoccupare, spiegando che la popolazione ha “perso” in media una o due ore di sonno rispetto alle generazioni di prima della guerra ma… molte persone all’epoca lavoravano dodici ore al giorno nei campi, a volte di più! Ovviamente, avevano bisogno di dormire di più.
Questo è anche il motivo per cui “si dorme di meno con l’età”: molte persone sognano di tornare a dormire come quando erano bambini. La soluzione è molto semplice: è sufficiente per un giorno intero agitarsi, saltare, urlare, scivolare, cadere, piangere, ridere, farsi fare il solletico,  farsi rimproverare e poi farsi consolare come un bambino, e certo dormirai meglio. L’esperienza è  stata condotta negli Stati Uniti, dove è stato chiesto a un giocatore di basket professionista di riprodurre (in scala) le corse di un bambino che gioca in un giardino: l’invincibile atleta è crollato dopo un’ora e mezza.

Idea infondata n° 2: solo il sonno ininterrotto è ristoratore

Ci piacerebbe dormire sette-otto ore ogni notte, e abbiamo questa fantasia del sonno profondo e ininterrotto dove più niente esiste intorno a noi, per “riposarci davvero”.
Ma in nessuna epoca è mai esistito che un’intera popolazione si addormentasse alla sera per risvegliarsi otto ore più tardi tutti freschi e ben disposti. La norma piuttosto è sempre stata che gli adulti si alzassero durante la notte magari per ravvivare il fuoco, fare turni di guardia. La regola monastica di San Benedetto, scritta nel sesto secolo, prevedeva un “ufficio divino” in piena notte, il Matutinun (mattutino), e possiamo quindi supporre che paresse naturale all’epoca avere un’attività tra le due e le tre del mattino. Di contro, la siesta è stata a lungo una pratica diffusa, non a orari fissi ma quando se ne presentava l’occasione: nella maggior parte dei paesi tropicali è ancora così.
Il problema del nostro tempo è che molte persone credono sia “patologico” svegliarsi durante la notte: quando aprono un occhio o non appena sono consapevoli di essere svegli, la prima idea è pensare “accidenti… ecco: non riesco a dormire!” Iniziano così i “pensieri popcorn”, dove riflessioni oscure nascono una dopo l’altra nella mente, provocando angoscia, senso di disperazione e… impossibile riaddormentarsi. Le conseguenze di un breve risveglio non sarebbero certo le stesse se riuscissi a convincerti che è normale svegliarsi più volte a notte, per sistemare le coperte o il cuscino, per andare in bagno, e che questo non impedisce di tornare a dormire. Perché lo stato di coscienza in cui sei di notte (anche se raggiungi il bagno) non è affatto lo stesso, ad esempio, di quello che hai durante una discussione magari accesa: la frequenza cardiaca, la respirazione, la temperatura corporea sono sono molto più vicine al sonno che allo stato di veglia.

Idea infondata n° 3: si deve “recuperare” il sonno

Non è possibile “immagazzinare” sonno, così come non è possibile immagazzinare ossigeno.
Oggi è abbastanza comune che le persone dormano troppo poco durante la settimana e cerchino poi di recuperare nel weekend con grandi dormite: lo consideriamo come un lusso, un piacere delizioso.
Ma questo è esattamente come se tu digiunassi per giorni per poi abbuffarti di cibo tutte le domeniche: il tuo corpo non può certo apprezzarlo. Certo, puoi riposare durante il fine settimana se sei stanco, ma ne paghi un prezzo: il ciclo circadiano (vale a dire il tuo orologio biologico interno) viene alterato, e avrai ancora più difficoltà a dormire come vorresti durante la settimana.
Inoltre, ciò che la maggior parte delle persone fa durante il fine settimana, non è davvero concedersi lunghe notti riparatrici ma restare alzata fino a tardi per… alzarsi più tardi. Questo sconvolge il tuo povero cervello, che ha l’impressione di cambiare stagione o di subire un jet lag (sindrome del fuso orario).
La soluzione quindi non è “recuperare” durante il fine settimana o le vacanze, ma piuttosto ritrovare un ritmo giornaliero normale che ti permetterà di sentirti meglio e più in forma.

In conclusione: il tuo obiettivo in termini di sonno deve essere semplicemente quello di dormire a sufficienza per sentirti energico tutto il giorno, senza stimoli artificiali (zucchero, caffè, tabacco)… fatta eccezione per un pisolino! :-)

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