Epatite da curcuma? Difendiamo la fitoterapia!

Scandalo per l’epatite da curcuma! Ma l’Iss resta prudente…

Come forse avrai notato, da alcuni giorni appaiono articoli su diversi media a proposito di casi di epatite da curcuma (raramente specificandone il tipo o fornendo informazioni chiare) associati all’assunzione di integratori basati su estratti della pianta, generando un ormai prevedibile timor panico di massa, così facile da fomentare deformando ad hoc notizie e/o comunicati ufficiali.

Sentendoci parte in causa, sia come promotori dell’impiego di fitoterapici che come distributori di preparazioni contenenti curcuma, vorremmo fare chiarezza e, per questo, partiamo da quanto dichiara l’Istituto superiore della sanità attraverso la persona di Marco Silano, direttore dell’unità di nutrizione e salute, per Androkonos.

«Abbiamo ricevuto segnalazioni di altri due casi di epatite da curcumina. E c’è ormai certezza del nesso tra la sostanza e l’evento avverso – epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa – che ha interessato, a questo punto, 13 persone.
È stato avviato sin dall’inizio, insieme alle Regioni, un sistema di segnalazione in tutte le Asl. È probabile, quindi, che si aggiungeranno altri casi»
, spiega il ricercatore.
Il nesso tra epatite e la curcumina presente in questi integratori, continua il ricercatore, «è ormai certo perché tutti i casi in cui è stata sospesa l’assunzione hanno avuto una risoluzione. E le persone che lo hanno assunto di nuovo, dopo essersi riprese, si sono ammalate nuovamente. La curcumina, infine, è l’unico elemento comune dei casi. Abbiamo escluso la presenza di micotossine e un possibile ruolo della piperina, presente solo in alcuni integratori segnalati».
[Ma…]
Gli scienziati non escludono alcuna ipotesi: «Stiamo valutando la possibile contaminazione con sostanze conosciute in letteratura come causa dell’epatite colestatica, come pure la possibile aggiunta volontaria di sostanze. Non si può escludere nulla».
Per quanto riguarda la tracciabilità «in Italia è immediata. E infatti le ditte coinvolte, volontariamente, stanno ritirando dal mercato i lotti coinvolti». Più difficile ottenere la documentazione di tracciabilità in India, ma su questo «si sta lavorando» conclude.

Ciò che è dato comprendere, è che alcuni lotti di prodotti contenenti curcuma (ma non solo…), sono stati immediatamente ritirati dal mercato e dalla distribuzione perché considerati responsabili di problematiche epatiche insorte a seguito dell’assunzione degli stessi, e risoltesi una volta l’assunzione sospesa.

Si comprende anche che la relazione tra i casi di epatite colestatica osservati e quei lotti, lungi da essere una certezza assoluta, è oggetto di indagine, e tutte le informazioni del caso (come di molti altri casi) sono reperibili sul sito del ministero della salute, nell’apposita sezione Avvisi di sicurezza.

Le dichiarazioni di Marco Silano, nei giorni successivi vengono poi riportate in svariati articoli, in svariati siti, con un titolo quanto meno allarmista rispetto al (limitato) contenuto (che abbiamo interamente riportato, uguale peraltro in tutti i siti): « Epatite da integratori, Iss: casi in crescita. Accertato nesso con curcumina ». Come su Doctor33, Federfarma, Fedaiisf, solo per citarne alcuni.

E l’informazione che passa grazie alla notizia deformata? Eccola: l’epatite da curcuma è un fatto, e gli integratori contenenti estratti della pianta possono causare la malattia.

Epatite da curcuma: puoi ancora fidarti?

Adesso, senza scadere in un complottiamo che non ci appartiene, è evidente che esistano realtà economiche che avrebbero molto da guadagnare da una disaffezione all’impiego di integratori e di fitoterapia, come afferma il dottor Fabio Elio Farello.  Realtà economiche che, casualmente, sono anche i maggiori inserzionisti dei media in questione. Presumere un’assoluta mancanza di ingerenza sulle linee editoriali pare, persino a noi, utopistico.

Ma lasciamo la parola al dottor Farello, riportando le sue considerazioni su quanto sta accadendo a riguardo della cosiddetta epatite da curcuma.

Oltre alla pubblicità occulta a favore dei farmaci chimici, in merito alla questione curcuma occorre sottolineare alcune incongruenze. Queste incongruenze dovrebbero far riflettere sulla professionalità di coloro che sono chiamati a vigilare.

  1. Il successo delle terapie naturali ha spinto diverse aziende chimicofarmaceutiche a produrre senza esperienza o tradizione alcuna, integratori e fitoterapici.
  2. Alcune di queste aziende “chimiche” utilizzano curcumina di origine sintetica. Questa tipologia di rimedio è chimica e non certo naturale.
  3. Sempre le stesse aziende tagliano successivamente la curcumina chimica con curcuma di una specie diversa da quella efficace e consentita, ovvero la curcuma longa
  4. La European Union herbal monograph, l’EMA, è molto esplicita nello sconsigliare l’utilizzo della curcuma alle persone che hanno problemi al dotto biliare. Un’uso della curcuma fuori della sua corretta prescrizione è un errore del prescrittore e non certo un rischio della curcuma.
  5. La legislazione italiana ha favorito in ogni modo le multinazionali del farmaco. Tra le infinite modalità della relazione pericolosa tra stato e multinazionale, occorre ricordare anche l’inclusione dei fitoterapici nella categoria integratori. Ciò consente prescrizione selvaggia fuori da una corretta relazione medico paziente. Il vantaggio di questa scelta è la valorizzazione di terapia centrata sul farmaco chimico. La prescrizione di farmaci chimici avviene infatti all’interno della relazione medico paziente.
  6. Le dosi, la estensione temporale e la corretta indicazione di una prescrizione di curcuma dovrebbero dipendere da una corretta relazione medico paziente. Un rimedio in franca violazione delle sue corrette indicazioni, in dosi inopportune e estensione temporale inadeguata, comporta rischi. L’eventualità che tali rischi si realizzino, è da imputare a chi ha consentito impunemente prescrizione selvaggia.
  7. Le aziende chimicofarmaceutiche che si sono infiltrate nel settore della fitoterapia senza avere competenza o tradizione, hanno modificato le indicazioni della curcuma secondo criteri di business. Il criterio del business accettato come acqua fresca per i farmaci chimici è estraneo alla corretta relazione medico paziente. In altre parole, la curcuma venduta come prodotto dimagrante è un vero abominio commerciale.

Alla luce di quanto appena espresso attendiamo che gli organi deputati all’indagine sulla curcuma si esprimano.
Speriamo che tali organi possano lavorare senza ricevere sollecitazioni inopportune.

Noi ci troviamo d’accordo con questa analisi e, come ben sa chi ci legge, auspichiamo una “nobilitazione” della fitoterapia e, soprattutto, la diffusione di una vera cultura sull’impiego appropriato delle piante, scevra da preconcetti e indottrinamenti di qualsiasi sorta.

Aspettiamo pazientemente che passi la bufera, che venga fatta chiarezza sul caso “epatite da curcuma” e, come dice il Dottor Farello nel suo canale YouTube, ricordiamo che “curcuma” è considerata in Oriente un simbolo di prosperità, ed è il “rimedio della buona sorte”.

2 commenti su “Epatite da curcuma? Difendiamo la fitoterapia!”

  1. Sono entusiasta di questo articolo e della serieta’ di intenti che lo precede. Purtroppo lo Stato, nella sua espressione ministero sanita’, è visibilmente e smaccatamente oltre che colpevolmente, di parte, x ogni espressione di cura naturale e non chimica…..guardate cosa succede nel campo della Omeopatia…. Grazie x tutti quanti noi che non si vogliono o non si possono piegare a questi ingiusti diktat di parte cordiali salut Paola Reggiani

    Rispondi
    • Grazie Paola: apprezziamo davvero molto il suo intervento. Magari potessi aprirsi davvero un dibattito, serio, su queste tematiche in questo paese…

      Rispondi

Lascia un commento