Primavera: l’energia nella stagione di Fegato e Cistifellea

La primavera: un nuovo inizio

Per la medicina cinese il principio del Legno corrisponde alla primavera, ed è quindi associato alla primavera di ogni cosa, ossia al suo inizio.
Ecco perché l’arrivo della primavera è il momento ideale per depurare e rafforzare il funzionamento dei meridiani associati al Legno, Fegato e Cistifellea, per garantire un nuovo inizio anche al nostro metabolismo cellulare.

Adottare principi antichi per accogliere la primavera

Secondo la medicina cinese, la primavera è la stagione in cui l’energia concentrata nel sottosuolo durante l’inverno cresce e sgorga: è il momento della germinazione e della crescita delle piante e di significativi cambiamenti climatici.
La nostra energia si adegua a quella della natura, risalendo alla superficie del corpo.

La nostra alimentazione deve accompagnare la risalita e l’esternalizzazione del Qi.
L’idea è quella di favorire la circolazione di questa energia a livello del Fegato, proteggendo al contempo la Milza e lo Stomaco.
[Nota come gli Organi siano sempre scritti con la lettera maiuscola, per differenziarli dagli organi come li concepiamo in Occidente. Nella medicina cinese, infatti, sono considerati come entità, le cui funzioni sono talvolta diverse da quelle che conosciamo, soprattutto in termini di energia.]
Sul piano biologico “occidentale”, ciò significa facilitare il lavoro del fegato e del suo complemento, la cistifellea.

A tal fine, è opportuno orientarsi verso i giovani germogli e la verdura nuova di stagione.
Se la primavera è particolarmente ventosa, la medicina cinese consiglia anche prodotti caseari leggermente fermentati, come lo yogurt.
Sono da privilegiare le verdure crude e la cottura a vapore e si possono anche saltare gli alimenti in un po’ di grasso, lasciandoli quasi crudi all’interno e croccanti in superficie, preservandone così il valore nutrizionale.

Ecco elenco breve e non esaustivo di alimenti freschi, ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti, che aiuteranno il fegato e la cistifellea a depurarsi e a rafforzarsi:

  • Per le verdure: spinaci, cavoli, asparagi, broccoli, germogli…
  • Per le erbe: menta, crescione, cerfoglio, erba cipollina…
  • Per la frutta: arancia, mela, ciliegia, fragola, limone, rabarbaro…
  • Per le proteine: pesce, carne bianca e uova (buone fonti di nutrienti).

E adesso è ancora più importante limitare il consumo di grassi saturi e zuccheri raffinati, che tendono a sovraccaricare il lavoro del fegato e della cistifellea.

Natura e sapore degli alimenti: due principi fondamentali della dietetica cinese

Il sapore “acido” è associato al Fegato e alla primavera.
È necessario, ma solo in piccole quantità, in questo periodo, per nutrire lo Yin del Fegato e ancorare il suo Yang.

Il secondo sapore di stagione da scegliere è quello “pungente”, che sarà “caldo” all’inizio della primavera e poi progressivamente “fresco”, per favorire il movimento di esteriorizzazione dello Yang.

Infine, anche il sapore “dolce” è consigliato per evitare di bloccare il Qi nel Fegato, che protegge anche la Milza.

Per quanto riguarda la natura degli alimenti, si opta piuttosto per quelli da “neutri” a “tiepidi”, per accompagnare l’aumento di calore del corpo facendo attenzione a non provocare un’iperattività dello Yang.

Per conoscere il sapore e la natura degli alimenti secondo la medicina cinese, sono disponibili elenchi in molte pubblicazioni, reperibili anche in rete, come questa introduzione della Usl Toscana Centro.

Le 5 piante regine della primavera

Quando si parla di piante medicinali in questo periodo dell’anno, il ginseng – simbolo di calore ed energia – la menta e il rafano nero sono spesso utilizzati per alleviare problemi digestivi, mal di testa, nausea e infezioni respiratorie.

Sarebbe un peccato farne a meno in caso di necessità ma, per alleviare i problemi stagionali, ecco le cinque piante più utilizzate in Occidente, sempre secondo i principi della medicina cinese, una Zingiberaceae, tre Asteraceae e una Lamiaceae, che possono essere assunte singolarmente o combinate durante la primavera:

  • La curcuma, il cardo mariano e il carciofo simboleggiano la rigenerazione e la purificazione.
  • Il tarassaco simboleggia la crescita e il rinnovamento.
  • Il rosmarino simboleggia la vitalità e la forza.

La più conosciuta dell’Ayurveda

Conosciuta fin dagli Assiri per le sue proprietà tintoriali nell’abbigliamento, la curcuma, Curcuma longa, è da secoli un rimedio in medicina ayurvedica.

Questa spezia dal colore giallo intenso è alla base di famose preparazioni di condimenti come il curry, il chutney, il colombo o il massala e dal suo rizoma si estrae una polvere che viene utilizzata empiricamente per alleviare i disturbi digestivi e i reumatismi.

A sostegno delle tradizioni orientali, studi recenti hanno confermato che la curcuma riduce i danni al fegato nelle persone affette da malattie epatiche croniche causate da tossine e radicali liberi.

La curcuma ci protegge anche da vari fattori come sostanze chimiche, droghe, alcol, metalli pesanti e pesticidi, che aumentano il rischio di danni al fegato. Le molecole coinvolte in questi processi protettivi sono terpenoidi, principalmente curminoidi (curcumina), con associati effetti antifibrotici, antigrasso e colagoghi (facilitatori dell’evacuazione della bile).

In primavera, la curcuma viene assunta semplicemente come spezia alimentare sotto forma di polvere pura di rizoma essiccato per accompagnare i nostri piatti quotidiani, in ragione di 1,5-3 g al giorno, cioè da mezzo cucchiaino a un cucchiaio raso, per almeno un mese.
Come integratore per un maggiore controllo del principio attivo, consigliamo:

Kotor curcuma

Radice di Curcuma (Curcuma Longa), potente antinfiammatorio, con aggiunta di Piperina (Piper Nigrum).
La Piperina è un alcaloide naturale del pepe nero che ha la proprietà di migliorare in modo davvero molto importante l’assimilazione della curcumina da parte dell’organismo: la sua biodisponibilità viene infatti moltiplicata per 20 in presenza di Piperina!

Kotor Curcuma
5/stars
Rispetto ad altri marchi noti, sono davvero contenta di averlo provato. Resto fedele.

Uno dei maggiori protettori del fegato

Il cardo mariano, Silybum marianum, era già utilizzato 2.000 anni fa per trattare l’ittero e l’ipertrofia del fegato e della milza. Plinio il Vecchio raccomandava, ad esempio, di eliminare la bile in eccesso assumendo una miscela di succo di cardo mariano e miele.
La pianta era originaria dell’Asia e dell’Europa meridionale, ma oggi si trova in tutto il mondo.

Le autorità sanitarie tedesche lo hanno suggerito come trattamento per i disturbi digestivi, l’intossicazione e l’alcolismo epatico e come cura complementare per i fegati ingrossati.
La silimarina è il principale attivo biologico estratto dai semi del cardo mariano. Più precisamente, questa molecola vegetale è una miscela di diversi polifenoli chiamati flavonolignani, come la silibina, che è il componente più attivo della silimarina.

Numerosi studi sperimentali e clinici hanno documentato la sua attività antiossidante. Per proteggere ulteriormente il fegato, agisce anche come antinfiammatorio, regolando la permeabilità e la stabilizzazione delle membrane cellulari.
La sua capacità di stimolare la rigenerazione del fegato è elevata ed è persino in grado di inibire il deposito di fibre di collagene che causa la cirrosi.

In genere si consiglia di assumere il cardo mariano come integratore alimentare, per un ciclo di un mese.

Cardo Mariano BIO
Cardo mariano BIO
Funzioni depurative dell'organismo

Cardo Mariano BIO
5/ stars
Molto buono

Le persone allergiche alle piante della famiglia delle Asteraceae (camomilla, margherita, echinacea, ecc.) dovrebbero evitare di consumare il cardo mariano.

Per le sue foglie, le sue vere foglie!

Il carciofo, Cynara scolymus, era usato dagli Egizi nell’antichità. Sebbene la forma selvatica non sia più presente, il carciofo è ancora coltivato soprattutto nella regione mediterranea e in California.

Quando mangiamo le “foglie” di carciofo, in realtà consumiamo il capolino, interessante in primavera per l’assorbimento dei principi amari, ma non è qui che si concentrano le preziose molecole attive della pianta.

Le suo vere foglie, lunghe e nervate attaccate al gambo, sono la parte attiva della pianta, utilizzata fin dai Greci e dai Romani come depurativo e per trattare disturbi digestivi e renali.
Riconosciute da tempo come rimedio popolare nella medicina tradizionale europea, sono particolarmente benefiche per il fegato, soprattutto grazie alla loro elevata concentrazione di antiossidanti (cinarina, acido clorogenico e caffeico, sesquiterpeni e flavonoidi).
Questi composti riducono l’impatto dello stress ossidativo, l’ossidazione dei lipidi insaturi e delle proteine, stimolando al contempo l’attività della glutatione perossidasi che combatte i radicali liberi.

Negli studi sugli animali, è stato dimostrato che gli estratti liquidi di radici e foglie di carciofo proteggono il fegato e aiutano le cellule epatiche a rigenerarsi. Inoltre il carciofo ha proprietà antimicrobiche e riduce l’eccesso di colesterolo nel sangue.

Come precauzioni d’uso, non deve essere proposto a donne in gravidanza o in allattamento, né in caso di ostruzione delle vie biliari o di grave insufficienza epatica e, in linea di massima, non è adatto alle persone allergiche alle Asteraceae.

Carciofo BIO
Carciofo BIO
Tonico e digestivo

Carciofo BIO
5/ stars
Un pochino amaro... ovviamente. Ottimo prodotto.

Una pianta con tutte le carte in regola

Come il cardo mariano, il tarassaco, Taraxacum officinale, noto anche come dente di leone, appartiene alla famiglia delle Asteraceae, ampiamente distribuita nelle zone temperate calde dell’emisfero settentrionale.

Considerato spesso ancora un’erbaccia nel nostro Paese, è stato a lungo utilizzato nella cucina e nella medicina orientale per le sue proprietà antinfiammatorie, antisettiche, antiossidanti, antitumorali, antiaterosclerosi, epato-protettive, coleretiche (favorisce la produzione di bile), colagoghe e persino lassative.

È la radice del tarassaco, ricca di taraxasterolo, che agisce sul fegato e che verrà scelta in questa sede, mentre le sue foglie verranno utilizzate per sostenere la funzione renale.

Si noti che, attivando la secrezione biliare e stimolando la funzione epatica, il tarassaco permette all’organismo di eliminare varie tossine e di prevenire la formazione di calcoli nella cistifellea e nei reni.
Le persone che soffrono di disturbi epatici, ostruzione o attacco acuto di calcoli del dotto biliare, ostruzione intestinale o ulcera duodenale dovrebbero astenersi dall’assumere il tarassaco.

Tarassaco BIO

Funzionalità digestiva ed epatica.
Depurativo e drenante.

Tarassaco BIO
5/ stars
molto drenante!

La salvia che amava il mare

Il rosmarino, Salvia officinalis, è originario della regione mediterranea dove cresce spontaneamente ed è utilizzato in molte applicazioni alimentari. Il suo nome deriva dal latino Rosa marina: rosa del mare.

Il rosmarino è parte integrante dell’elenco di piante medicinali tradizionalmente utilizzate in allopatia e omeopatia registrato nella Farmacopea. La sua attività epatoprotettiva è stata ben studiata e nella composizione biochimica della sua tintura, i diterpeni fenolici (acido carnosico, carnosolo, rosmanolo, rosmadiale) e l’acido rosmarico sono risultati essere i composti principali, insieme ai monoterpeni concentrati nel suo olio essenziale (1,8-cineolo, canfene, linalolo, borneolo e terpineolo). In vitro, la tintura ha mostrato significative proprietà antiossidanti.

Alcuni studi hanno dimostrato le proprietà antitumorali del rosmarino sulle cellule del cancro al fegato. La pianta aiuta anche ad aumentare la secrezione di bile e a facilitarne il flusso verso l’intestino.

Il modo più semplice ed economico per sfruttare i suoi benefici resta quello di bere un infuso di sommità fiorite e foglie 2 o 3 volte al giorno, in ragione di due cucchiaini da tè in 250 ml di acqua bollente, ovvero da 2 a 4 g di pianta essiccata per infuso.

Il rosmarino non deve essere proposto alle donne che allattano né in caso di ostruzione dei dotti biliari o di grave insufficienza epato-cellulare.

Il giusto riflesso alimentare: le piante amare

Le piante con principi amari sono state utilizzate per secoli per trattare diversi problemi digestivi, come i disturbi della cistifellea e del fegato.
Allo stesso modo gli alimenti contenenti principi amari hanno effetti benefici sul fegato e sulla funzione biliare, favorendo la produzione di bile. La bile, prodotta dal fegato, ottimizza l’assimilazione dei lipidi (grassi) e l’assorbimento delle cosiddette vitamine “liposolubili”.

I principi amari possono quindi aumentare la contrazione della cistifellea, che consente una migliore evacuazione della bile nell’intestino.

Inoltre, contribuiscono a migliorare la disintossicazione e a proteggere il fegato dai danni ossidativi.
Tra questi vi sono i lattoni sesquiterpenici presenti, ad esempio, nella cicoria, che stimolano la produzione e la secrezione di bile e aumentano l’eliminazione dell’acqua da parte dei reni.

Ecco i principi amari più accessibili nella nostra vita quotidiana, da usare ed abusare senza moderazione:

  • alloro,
  • carciofo,
  • cavoletti di Bruxelles,
  • cerfoglio,
  • cicoria,
  • dragoncello,
  • finocchio,
  • ginseng,
  • invidia belga,
  • levistico,
  • maggiorana,
  • rosmarino,
  • rucola.
  • scorza di arancia amara,
  • tarassaco,
  • timo.

Da ricordare

La micronutrizione di primavera

  • Vitamina C, per rafforzare il sistema immunitario;
  • Magnesio, contribuisce alla produzione di energia;
  • Zinco, importante per il sistema immunitario;
  • Vitamina D, molto coinvolta nella regolazione del sistema immunitario;
  • N-acetilcisteina o NAC, aminoacido che supporta attivamente il fegato.

Referenze

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