La Viola e i suoi dolci pensieri

Non tutte le viole sono viola: ce ne sono di bianche e di gialle.
Non tutte le viole profumano di Viola e, per complicare il tutto, anche le pensées sono viole.

Scopriamo insieme queste piante affascinanti.

Una grande famiglia multicolore

Il genere Viola (Viola L.) della famiglia delle Violacee comprendente circa 500 specie, per lo più erbacee e raramente fruttescenti, proprie di boschi, ripe, prati e rupi, sempre di modeste dimensioni, spesso rizomatose e stolonifere o cespitose. Le foglie sono stipolate e variano dalla forma tondeggiante o cuoriforme a quella oblunga e incisa. I fiori, un po’ asimmetrici e con corolla dialipetala, hanno 5 petali di cui uno speronato; gli stami sono 5 e l’ovario è tricarpellare. Il frutto è una capsula a tre valve, loculicida, contenente numerosi semi.

Ma possiamo operare una distinzione nel genere:

  • da un lato, le violette (o Viola odorata, detta Viola mammola, Mammola o Violetta di Parma), i cui fiori hanno entrambi i petali laterali rivolti verso il basso;
  • dall’altro, le pensées, in cui i petali laterali sono diretti verso la cima del fiore.

Tra quest’ultime, la Viola del pensiero (Viola tricolor) è una bella pianta perenne piuttosto piccola (di 10-30 cm) che si incontra qua e là in prati, campi, vigneti e talvolta macerie.
La Viola del pensiero, rispetto alla Violetta, ha una particolarità: contiene metil-salicilato, che le conferisce un particolare profumo simile a quello dell’Olmaria (Filipendula ulmaria). Contiene inoltre (in tutte le sue parti) mucillagini, saponine e flavonoidi.

La Viola (altre comuni sono la Viola hirta e la Viola canina, dette viole dei boschi e delle ripe) era apprezzata, sotto forma di tisana, per le sue virtù depurative. È stata utilizzata contro i reumatismi ma, soprattutto contro tutte le malattie della pelle: eczema, herpes, acne, psoriasi, furuncolosi, ecc. Era anche rinomata contro le croste lattee e l’impetigine nei bambini.
Le sue proprietà espettoranti possono essere utilizzate contro la bronchite e la tosse convulsa.

In montagna si usava la Viola calcarata (a grandi fiori violetti, gialli o bianchi olezzanti di miele, dei pascoli alpini), considerato più forte e “buona per il sangue”. Il suo decotto era utilizzato per lavare i volti dei bambini con croste lattee.
Nelle montagne svizzere i fiori erano raccolti non appena sbocciati, essiccati all’ombra e utilizzati in inverno come tisana contro il raffreddore. Spesso venivano mescolati con la Tossilaggine (Tussilago farfara), la Primula odorosa (Primula veris) e il Rododendro (Rhododendron ferrugineum).

Conosci bene la violetta?

La più famosa di tutte le viole è, senza dubbio, la Viola odorata, anche se è ben lungi dall’essere la più comune.
È una piccola pianta perenne, di 5-15 cm, leggermente pelosetta dai graziosi fiori profumati, che forma colonie più o meno estese.
Le foglie, con un lungo picciolo, sono cuoriformi, slanciate o divise e di colore verde scuro.
I fiori, caratteristici, hanno 5 petali di un violetto intenso o (talvolta) bianco e, a differenza di quelli di altre specie, i suoi fiori sono sterili. Fioriscono da febbraio a maggio mentre, dei piccoli fiori verdastri che crescono nascosti sotto le foglie, si sviluppano tardivamente e, senza aprirsi, assicurano la formazione dei semi.

Nel linguaggio dei fiori Violetta indica la modestia, la timidezza, il pudore ma anche la profondità di sentimento. Presso i Greci e i Celti era emblema di innocenza e di verginità, di umiltà e di tenero rispetto, sentimenti che ben si associano all’aspetto delicato dei sui fiori. Offrire un bouquet di violette significa rivelare di essere innamorati ma troppo timidi per dichiararsi apertamente; offrirlo alla persona amata dimostra che si pensa teneramente a lei.
Nell’Ottocento i giovanotti portavano fiori di Violetta all’occhiello della giacca se ancora celibi e perfino Napoleone Bonaparte era un grande amante delle violette: perché la prima volta che incontrò Giuseppina de Beauharnais lei ne aveva un mazzolino ad adornare la cintura.

Il fiore di Violetta è citato nella mitologia greca. Si narra che la ninfa Io, corteggiata da Apollo, quando rifiutò di cedergli lui, indignato, la trasformò in questo fiore casto e pudico. Un’altro mito racconta che il dio Vulcano, nonostante il suo aspetto alquanto ripugnante, per sedurre la moglie Venere si cinse il capo con una corona di violette e la dea, stregata dall’inebriante profumo, non poté così resistergli.

La pianta era inoltre conosciuta per le sue virtù curative già nell’antichità: i romani, dopo i bagordi notturni, solevano portare un serto di violette sulla fronte per lenire il mal di testa e, nel Medioevo, si preparavano tisane con questa pianta per lenire la tosse. In Francia le violette erano coltivate nel giardino del re fin dai tempi di Enrico IV: la polvere ottenuta dai fiori e dalle foglie veniva cosparsa su tutto il corpo per attenuare i cattivi odori.

Viola nella tua farmacia

Qualunque sia la specie, i fiori di Viola sono apprezzati da sempre per le loro virtù addolcenti, dovute al loro alto contenuto di mucillagini. Erano anche parte, con Malva, Papavero, Tasso barbasso, Tossilaggine, Sempiterno e Altea della tisana pettorale nota come “dei 4 fiori” (anche se erano 7… la trovi qui).
Erano comunemente usati contro raffreddori, bronchiti, febbri eruttive e malattie infiammatorie. Infatti calmano le irritazioni, favoriscono l’espettorazione e sono anche leggermente sudoriferi e lassativi.

Le foglie contengono grandi quantità di mucillagine e hanno più o meno le stesse virtù dei fiori. Sono più facili da raccogliere e in tutte le stagioni, perché generalmente sono molto resistenti al freddo invernale. Possono essere aggiunte crude alle insalate o cotte in vari modi (nel sud degli Stati Uniti gli afroamericani ne facevano zuppe). La mucillagine di Viola ha un po’ lo stesso effetto della tapioca: si può applicare un cataplasma di foglie schiacciate per lenire le irritazioni della pelle.

La radice a dosi moderate è espettorante, mentre è emetica (in grado di provocare vomito) in maggiori quantità. È stato utilizzata in questa veste in caso di indigestioni o intossicazioni alimentari per liberare lo stomaco dal suo contenuto. La violina che si trova in abbondanza nelle radici è simile all’emetina della Psychotria ipecacuanha (Carapichea ipecacuanha), una pianta sudamericana un tempo ampiamente utilizzata come emetica.

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Buono per la mia pelle strapazzata dal cloro della piscina :)
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