Gotta: la più chic delle malattie

Nel XVIII° secolo era molto elegante avere la gotta: veniva chiamata la “malattia dei re”.
Ancora oggi, nell’immaginario collettivo, rimane la malattia di chi apprezza la bella vita.

La gotta è una forma di artrite:  un’infiammazione delle articolazioni causata da un eccesso di acido urico nel sangue che porta alla formazione di cristalli molto dolorosi nelle articolazioni. Nel 75% dei casi, la gotta colpisce l’alluce.

L’eccesso di acido urico è tradizionalmente dovuto all’abbondante consumo di carni frollate, di frutti di mare e di vino bianco: non (come si credeva) di carni in generale. Infatti un tempo la malattia era diffusa tra gli aristocratici, abituati a cacciare e a darsi ai bagordi, da lì la sua reputazione. Ma la vera causa, nel XVIII° secolo, non era ancora stata identificata: si notava solo che l’artrite sembrava più diffusa nell’alta e colta società che tra le popolazioni povere e ignoranti. Ed essendo più ricchi degli altri, i “gottosi” (persone soffrenti di gotta) vivevano in media più a lungo: Carlo Magno, Carlo V, Enrico VIII, Luigi XIV, Theodore Roosevelt, soffrivano tutti di gotta.

La conclusione, abbastanza ragionevole anche se sbagliata, era che la gotta non fosse soltanto uno status symbol: era vista addirittura come positiva e buona per la salute! Si pensava che, grazie agli attacchi di gotta, il corpo “evacuasse” sostanze nefaste: gli uomini che si accorgevano di avere la gotta ne gioivano, e la vedevano come un presagio di longevità.

Squisiti dolori

Aggiungiamo a quanto detto anche il fatto che i dolori provocati dalla gotta entrano nella particolare categoria dei “dolori squisiti”.
Medicalmente parlando, si definiscono così quei dolori localizzati in zone ben definite, che si manifestano con fitte. Un dolore può essere “squisito” perché provoca anche una forma di piacere, che nasce dal contrasto tra la fitta dolorosamente lancinante e il sollievo che la segue.
È lo stesso piacere che provano i bambini quando hanno un dentino che si muove: ci giocano con la lingua, lo stuzzicano e, talvolta, lo premono forte, provocandosi una dolorosa voluttà.
Questo fenomeno forte “dolore / piacere” è forse legato al rilascio di endorfina da parte del cervello: l’endorifina è l’ormone del piacere, attenua il dolore fisico e nello stesso tempo aumenta la sensazione di benessere e soddisfazione.

L’approccio naturale contro la gotta

Questo detto, la gotta provoca comunque una sofferenza atroce: l’alluce si gonfia, e la pelle può arriva a scoppiare. Il malato allora può restare immobilizzato in un letto, e anche il minimo spostamento d’aria intorno a lui diviene intollerabile.

Il rimedio ufficiale a base di piante per la gotta è la colchicina, utilizzata anche dalla medicina convenzionale.

Questo alcaloide viene estratto dal colchico (Colchicum autumnale), un fiore molto conosciuto e estremamente tossico.
Il suo nome deriva dalla Colchide, un’antica regione del mar Nero dove, secondo Dioscoride, la pianta era abbondante e dove, la leggenda vuole, abitasse la maga Medea, che un giorno, nel fabbricare una pozione magica, ne lasciò cadere a terra una goccia, dando così origine al colchico.
In passato il decotto dei bulbi veniva usato per combattere vari tipi di parassiti, fra cui le pulci, ma la pianta era soprattutto nota per le doti magiche che le venivano attribuite: un bulbo in tasca era sufficiente per salvarsi dall’itterizia, dal mal di denti, dalla dissenteria e persino dalla peste!
Ma è importante ricordare che l’uso di questa pianta è di esclusiva pertinenza medica: 2 soli centesimi di grammo di colchicina possono infatti risultare letali.
La colchicina rallenta i processi metabolici che portano alla formazione dell’acido urico: ecco perchè un buon rimedio contro gli attacchi gottosi, a piccole dosi e sempre e solo sotto controllo medico (viene usata anche nel trattamento del reumatismo cronico e del morbo di Hodgkin).

Ecco adesso regole di igiene che sarebbe sempre bene osservare.

  • Limitare il consumo di carne rossa, ricca di purine che si trasformano in acido urico. Eliminate anche frutti di mare, frattaglie e leguminose, anch’esse ricche di purine.
  • Limitate il consumo di alcool, in particolare di birra e vino rosso. L’alcool riduce l’eliminazione renale di acido urico.
  • Riducete il consumo di bevande zuccherate, succhi di frutta compresi. Secondo una ricerca neozelandese del 2013, l’assunzione di bevande zuccherate aumenta la concentrazione di acido urico nel sangue di individui con una mutazione genetica chiamata SLC2A9. Il fruttosio, che troviamo spesso nelle bevande zuccherate, aumenta il rischio di gotta, come dimostrato in uno studio realizzato dalla scuola di medicina dell’università di Boston.
  • Prendete della vitamina C, che ridurrà il livello di acido urico nel sangue a avrà così un effetto favorevole sulla gotta.
  • Sono consigliate anche tisane e bevande diuretiche, che fanno evacuare l’urea. La gotta è difatti provocata da un’insufficienza dei reni ad evacuare l’urea. Ne esistono diverse: tisana di gambi di ciliegie, di carciofi, di foglie di betulla o di ortica.
  • Bevete molto, tra i 2 e i 3 litri d’acqua durante la crisi. Non esitate a bere 500 ml d’acqua al mattino appena svegli.
  • Mangiate meno pomodori. Secondo uno studio del 2015, i pomodori potrebbero favorire la gotta.
  • Applicate delle ortiche fresche, quindi pungenti, sulla zona infiammata. Il sollievo è, pare, rapido. Ma… non garantiamo l’efficacia di questo metodo.

Le soluzioni radicali della medicina cinese per vincere la gotta

Chi pratica la medicina cinese sa che spesso è molto più efficace correggere la causa di una malattia che alleviarme i sintomi.
Per i dolori articolari, è essenziale evitare il contatto prolungato con il freddo, il vento, l’umidità.

Per guarire, questo può significare arrivare fino a:

  • cambiare il luogo di lavoro, cambiare abitazione, città, latitudine;
  • modificare le abitudini alimentari;
  • usare l’agopuntura per disperdere il vento e il freddo dal corpo.

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