Erisimo: la pianta che fece parlare un muto

Si può essere un uomo di lettere, ma non per questo accettare di rinunciare alla propria voce.
Nicolas Boileau
Nicolas Boileau, detto «il legislatore del Parnaso», poeta, scrittore e critico letterario francese la perse nel 1687, senza che nessuno dei suoi numerosi medici riuscisse a guarirlo…
Stanco e scoraggiato, decise di provare con le acque di Bourbon-l’Archambaud, che si dicevano eccellenti per curare le vie ORL, ma il miracolo non si produsse laddove ci si sarebbe aspettato.

Bourbon-l’Archambaud (Auvergne), 4 Luglio 1687

Quel giorno Boileau iniziò la sua cura, poco entusiasta per il programma che lo aspettava.
Prima di prendere le acque, era infatti necessario “preparare il corpo alle cure”, e subire una “grande pulizia”, il che significa un gran numero di purghe quotidiane e salassi altrettanto ripetuti. Un trattamento difficile da sopportare, come confessa Boileau, dopo essere “caduto più volte in grande stato di debolezza”… e il tutto per niente!
Le fumigazioni cui viene sottoposto, i lavaggi di naso, di gola e le purghe non danno risultato alcuno.
Boileau non parla e si trova anche impossibilitato a lamentarsi con il suo medico, il dottor Benoist, dell’assenza di anche minimi risultati terapeutici.
Fortunatamente, anche se muto, può scrivere al suo amico Racine (… un nome significativo, per chi si occupa di piante).

L’autore non è certo un medico, ma è molto colpito dalla sfortuna del suo amico

Allora fa del suo meglio, iniziando col rassicurarlo: «Il re in persona chiede ha chiesto di Voi mentre cenavamo insieme» scrive il 6 Luglio del 1687.
Racine si impegna, si informa, e consiglia all’amico svariati elisir – tra cui uno suggerito dalla regina di Ungheria (che non poteva aver nessun effetto, dimostrando come il drammaturgo non avesse nessuna cognizione di causa), preparati e acque miracolose, come l’acqua di Sainte-Reine o l’infusione di cicoria…

Bourbon-l’Archambaud, 29 Luglio 1687: niente!

Né le acque né i rimedi sono efficaci: Boileau resta muto. E’ la sua penna che che inveisce per lui, ormai rassegnato all’afonia.
Il “dottor” Racine però non si rassegna e, a forza di chiedere consigli ovunque, scopre che un cantore di Notre-Dame, afono, era stato guarito da un certo dottor Fragon. Recatosi nello studio del medico, Racine ne esce con una prescrizione miracolosa: un’infusione, più volte al giorno, di una pianta chiamata Erisimo.

Dopo qualche settimana di infusioni di Erisimo Boileau ritrova la voce: è guarito!
Ma che cos’è questa pianta che restituisce la voce?

Erisimo, Sisybrium officinale

L’Erisimo (Sisymbrium officinale (L.) Scop.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Brassicaceae o Crocifere, comune nei terreni incolti e vicino ai centri abitati in tutta Europa.
È detta anche “irione”, “erba cornacchia”, “sisimbrio”, “senape selvaggia”, ma è nota da sempre come “erba dei cantanti”, perché risolve problemi di gola come afonia e raucedine.
Molti autori antichi parlano dell’Erisimo come pianta usata dai predicatori quando le loro voci vacillavano, e nel teatro di Epidauro gli attori, sotto le loro maschere di cuoio, facevano grande uso della pianta, che li aiutava a declamare per ore.

Ma come agisce l’Erisimo?

Ricca di zolfo, l’intera pianta ha effetti notevoli sulle vie respiratorie e ORL. Regola le secrezioni del muco, la sostanza viscosa che protegge le mucose. Espettorante, è un’antispastico per i bronchi: le sue proprietà sono più potenti nella pianta fresca di cui si preferisci l’uso.
Antispasmodico l’Erisimo lo è anche per le vie biliari, in particolare se ostruite da una bile spessa e carica di scorie o calcoli, come nel caso di colica epatica quando la vescica si contrae per espellere un calcolo con dolori molto intensi: una situazione infiammatoria che può evolvere in infezione, portando a una colecistite acuta (infiammazione della vescicola biliare).

Come usare l’Erisimo

Finchè dura l’afonia, si prenderà un cucchiaio di pianta fresca infusa in una tazza d’acqua bollente tre o quattro volte al giorno.
In macerazione, si metteranno 50 gr di foglie fresche a macerare una notte intera in un litro d’acqua tiepida e il giorno dopo se ne prenderanno  4-5 tazze, zuccherate con miele, leggermente intiepidite.

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